La Venus del espejo (Toilet of Venus) by the Spanish Golden-Age painter Diego Velázquez (1599–1660). Was she a real redhead? Yes she was. Click the link (Wikipedia) for attribution |
Massimo controllò il software di tracciamento GPS. "4 minuti e Deirdre sarebbe arrivata a casa” pensò.
Dea pura o impura?
Come si sarebbe risolto il mistero della bella irlandese?
Massimo era tesissimo. Aveva bisogno delle parole degli Ermetici, che lo calmavano nella loro profondità, ma la cosa richiedeva tempo. E la sua Alhambra era chissà dove. Desiderava accarezzarne le corde. Il suono a ricca tessitura della sua chitarra ben si adattava al suo temperamento di sognatore.
Quel maledetto russo ucraino, Pombal - in onore del cui genio egli aveva dato via una stanza del suo appartamento per un affitto ridicolo - se l'era sicuramente portata con sé in piazzetta o magari l'aveva riposta nell'armadio del tardo 700 che zio Carlo gli aveva lasciato prima di morire.
Ma la lunga meditazione dei testi antichi gli permetteva di vibrare comunque con parole defunte.
Deirdre, Deirdre, num nec tecum
possum vivere nec sine te?
[Deirdre, Deirde,
forse né con te
né senza di te
posso vivere?]
Gli occhi d'un azzurro pensoso, le gambe slanciate e perfette, i fianchi sensuali … e che dire del meraviglioso pallore della pelle? Viso, seno generoso, braccia e mani che, ne era sicuro, sapevano dar felicità ad un uomo in silenzio …
Deirdre, splendida creatura dai capelli purpurei, che sembrava come scolpita e poi levigata per anni da un antico scultore impazzito.
Sentì come una fitta. Non erano i rosci odiosi agli dei maledizione?? Dea madre di tutti i sogni … o lurida puttana rotta a ogni inganno?
Poiché – Massimo pensò con dolore - alcune sue frasi durante il loro ultimo incontro non potevano esser dette se non da chi ...
Scacciò con rabbia i fantasmi della mente. La questione poteva essere assai grave e richiedeva una forza lucida.
Aumentò di due volte la velocità di lettura, che normalmente è tra le 250 e le 350 parole al minuto.
Ex Italian soccer player Stefano Bettarini. Attribution |
ψ
Le frasi prendevano forma dai caratteri a schermo (semplici combinazioni pitagoriche, rifletté Massimo). Concetti ed immagini cominciarono a fluire nella sua mente con maggiore rapidità.Elmo trovato a Sutton Hoo, Suffolk, Inghilterra (6° secolo d. C) |
Giorgio così continuava:
“Ad un certo punto nel portone d'ingresso della taberna appare un gigante con lo sguardo nobile dell'aquila reale.
I lunghi capelli biondastri rozzamente inanellati, il corpo muscoloso coperto da pelli di lupo e cervo, le piastre di metallo che gli proteggevano l'ampio torace, il germano aveva una lunga spada appesa ad una cintura d'un cuoio peloso, cinghiale o tasso forse.
Un vero colosso, Massimo, e dotato della fierezza che in quei tempi era (e ancora è) segno del comando.
La sua apparizione sollevò mormorii d'approvazione, rispetto e timore.
Alcuni Angli si misero a far baccano battendo le armi sugli scudi e gridando "Wolf! Wolf! Wolf!”. Altri, radunati alla sinistra del colosso, una figura possente che si distingueva in mezzo a loro, lo guardarono con rancore. I membri di un clan rivale?
Wolf scrutinando la vasta sala identificò immediatamente gli stranieri che si stagliavano tra la massa dei locali come le spighe più belle e dorate si stagliano in un campo di frumento scosso dal vento della sera.
Devi sapere, Massimo – e non mi va di dirti perché lo so ok? Va bene, è una nevrosi, ok? – che uno schiavo Romano-Britannico, un certo Coalan, il viso quadrato e gli occhi grigi da roditore, di proprietà del clan di Wolf e parte della sua rete personale di informatori (il padre dello schiavo durante una razzia aveva chiesto pietà ai Germani e aveva ottenuto salva la vita per sé e per i suoi (ma non la libertà) - aveva notato la presenza dello strano gruppo nella taberna (o longhus come la chiamano) ed era corso ad avvertire Ogden e Kaelan, amici di sangue del giovane Wolf da quando da bambini avevano tutti e tre bevuto il sangue l'uno dell'altro.
“Sono in maggioranza Romano-Britanni all’antica – Coalan aveva detto ai due guerrieri – che, oltre al britannico parlano ancora latino e un'altra lingua assolutamente incomprensibile e che danzano e cantano in modo così strampalato che poco c’è mancato che la taberna si trasformasse in un luogo di, ehm, baldoria collettiva.”
A queste parole era seguita una breve descrizione dei membri del gruppo, in seguito alla quale i due biondi guerrieri, un lampo d'intesa negli occhi (corrispondeva la descrizione ai racconti di Manius sugli amici lontani?), avevano subito inviato un rapido cavaliere nel bosco dove Wolf si trovava a cacciare.
Ecco Massimo, amico caro e allievo dei tempi che furono, il perché della presenza del colosso nella taberna.
[“Caro maestro” pensò Massimo, romano de Roma dai capelli neri e dagli occhi egualmente neri – “sei una copia bruna di Francesco Tutti” lo sfotteva spesso Pombal - “so che devo essere forte anche per te, ora che sei diventato incerto, e … anche un po' rincoglionito, diciamo le cose come stanno ...”]
“Ad un certo punto nel portone d'ingresso della taberna appare un gigante con lo sguardo nobile dell'aquila reale.
I lunghi capelli biondastri rozzamente inanellati, il corpo muscoloso coperto da pelli di lupo e cervo, le piastre di metallo che gli proteggevano l'ampio torace, il germano aveva una lunga spada appesa ad una cintura d'un cuoio peloso, cinghiale o tasso forse.
Un vero colosso, Massimo, e dotato della fierezza che in quei tempi era (e ancora è) segno del comando.
La sua apparizione sollevò mormorii d'approvazione, rispetto e timore.
Alcuni Angli si misero a far baccano battendo le armi sugli scudi e gridando "Wolf! Wolf! Wolf!”. Altri, radunati alla sinistra del colosso, una figura possente che si distingueva in mezzo a loro, lo guardarono con rancore. I membri di un clan rivale?
Wolf scrutinando la vasta sala identificò immediatamente gli stranieri che si stagliavano tra la massa dei locali come le spighe più belle e dorate si stagliano in un campo di frumento scosso dal vento della sera.
Gli uomini giocavano a dadi e discutevano della curiosa scomparsa di Qwil alcune ore prima (“tipico del personaggio” era stato il commento di Philippus e di Chaerie, ma Jenny si era messa a sgridare in absentia l'amico germano di Vindobona con un “che idea assolutamente IDIOTA quella di andarsene da solo in territorio ostile!”
Gli amici parlavano anche di un penoso incontro avvenuto nel villaggio prima che decidessero di andarsene in taberna a rilassarsi e dimenticare un po' gli affanni.
Le donne ridevano e scommettevano sulle combinazioni dei dadi, le loro risa così argentine, Massimo, come se Bellezza, Nobiltà ed Eros si fossero incarnate nelle loro splendide persone. Le etere siriane dal canto loro si celavano maliziose dietro veli traforati ma cercavano in realtà di valutare le sostanze dei potenziali clienti. Pavlos infine aveva gli occhi chiari fissu su una tavoletta di cera (i numeri del suo commercio o parole alate che lo facevano volare altrove?)
Gli amici parlavano anche di un penoso incontro avvenuto nel villaggio prima che decidessero di andarsene in taberna a rilassarsi e dimenticare un po' gli affanni.
Le donne ridevano e scommettevano sulle combinazioni dei dadi, le loro risa così argentine, Massimo, come se Bellezza, Nobiltà ed Eros si fossero incarnate nelle loro splendide persone. Le etere siriane dal canto loro si celavano maliziose dietro veli traforati ma cercavano in realtà di valutare le sostanze dei potenziali clienti. Pavlos infine aveva gli occhi chiari fissu su una tavoletta di cera (i numeri del suo commercio o parole alate che lo facevano volare altrove?)
Two Roman women reading their favourite poet as they were imagined in 1888 by Lawrence Alma-Tadema (1836–1912). Detail. Click for attribution and to enlarge |
A mid-20th century reconstruction of a Danish great hall and long house in Hobro, Denmark. Click for attribution |
“Sono in maggioranza Romano-Britanni all’antica – Coalan aveva detto ai due guerrieri – che, oltre al britannico parlano ancora latino e un'altra lingua assolutamente incomprensibile e che danzano e cantano in modo così strampalato che poco c’è mancato che la taberna si trasformasse in un luogo di, ehm, baldoria collettiva.”
A queste parole era seguita una breve descrizione dei membri del gruppo, in seguito alla quale i due biondi guerrieri, un lampo d'intesa negli occhi (corrispondeva la descrizione ai racconti di Manius sugli amici lontani?), avevano subito inviato un rapido cavaliere nel bosco dove Wolf si trovava a cacciare.
Ecco Massimo, amico caro e allievo dei tempi che furono, il perché della presenza del colosso nella taberna.
[“Caro maestro” pensò Massimo, romano de Roma dai capelli neri e dagli occhi egualmente neri – “sei una copia bruna di Francesco Tutti” lo sfotteva spesso Pombal - “so che devo essere forte anche per te, ora che sei diventato incerto, e … anche un po' rincoglionito, diciamo le cose come stanno ...”]
"Ic freond, IC FREOOOOND, ond ...”
La reazione dei maschi del gruppo fu istantanea (a quei tempi anche un attimo di distrazione poteva significare la morte).
Sei Romano-Britanni, i gladi già alla mano, rovesciarono il pesante tavolo contro il colosso (terribili i gladi nelle mani di un romano addestrato Massimo!). Pavlos aveva estratto un pugnale da lancio intarsiato d'oro che portava sempre con sé (anche a letto?) e che aveva mostrato di saper usare con micidiale precisione.
Le donne guardavano il gigante con disprezzo e sfida. Le cortigiane invece si erano messe a stridere come gabbiani spaventati (ma una nascondeva una pietra nella bella mano inanellata).
All'azione repentina dei romani era seguita una contro azione degli Angli che si trovavano nelle immediate vicinanze. Facili all'ira, alcuni si preparavano a slanciarsi in armi contro il gruppo di continentali. Gli stranieri avrebbero pagato con il sangue – e le donne con un'umiliante servitù - l'offesa indicibile fatta al loro leader.
Gli amici si videro circondati da diverse dozzine di uomini furiosi e formidabili. Archi, lancie e spade erano puntate verso di loro. Avrebbero venduta cara la pelle, ma sapevano che per loro era finita, il rapporto degli guerrieri essendo di uno a quattro.
ψ
In quel momento un ruggito fendé l'aria. Il pesante tavolo venne lanciato via come fosse di carta, e il gigante, il volto livido d'ira, torreggiò di nuovo sul gruppo di amici.
Sguainò la gigantesca spada. I suo occhi azzurri mandavano lampi ...